Brexit: conseguenze linguistiche

Brexit: conseguenze linguistiche

Il 23 Giugno 2016 sarà d’ora in poi una data importante. Segna la data della Brexit, ovvero l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

“Goodbye Great Britain” titolano i quotidiani e i giornali di tutto il mondo.

Tante saranno ora le conseguenze politiche ed economiche e aspetteremo con pazienza di osservale.

E da un punto di vista linguistico, cosa succederà?

LInglese è da sempre la lingua ufficiale delle Istituzioni di Bruxelles e cerca di “mettere d’accordo” il multilinguismo presente in Europa. La lingua utilizzata in ambito burocratico è però un Inglese “particolare”: non coincide né con il British English, né con l’American English. Si tratta infatti di una lingua franca scelta anche per via della quantità di parlanti presente in Eu. Sono infatti 70 milioni i “native speaker” Inglesi, ovvero i madrelingua. Ad essi si aggiungono poi i bilingue e si arriva così alla percentuale maggiore di parlanti la stessa lingua in Europa.

Da oggi però le cose cambiano e l’Inglese non rappresenta più la maggioranza linguistica da un punto di vista demografico, in quanto rimane indicante una piccola minoranza, rappresentata da paesi come Irlanda e Malta.

Italiano, Spagnolo e Francese possono da oggi rivendicare il loro diritto di essere riconosciute come lingue ufficiali. Il Tedesco sembra essere la lingua che ne trae maggior vantaggio. Sono 90 milioni le persone parlanti Tedesco e rappresentano la percentuale maggiore. Il Tedesco è  infatti già molto presente nelle Istituzioni Europee. Anche lingue nuove come ad esempio il Polacco, possono salire di grado nella scala di percentuali.

La Brexit potrebbe aprire nuovi scenari  anche linguistici, nonostante ogni nazione sia molto legata alla propria lingua e in pochi mostrano davvero la voglia di  un vero multilinguismo.